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Depressione Maggiore: cause, diagnosi e trattamento

Il disturbo depressivo maggiore: come combatterlo

Che cos’è il disturbo

Il disturbo che comunemente chiamiamo depressione si definisce in ambito clinico depressione maggiore. Si tratta di un disturbo dell’umore caratterizzato dai seguenti sintomi o segni:

  • umore depresso o tristezza per la maggior parte del giorno;
  • riduzione della capacità di provare piacere o interesse nelle attività che in passato procuravano soddisfazione;
  • sentimenti di irritabilità e disforia (uno stato in cui si alternano emozioni di ansia, apatia e irritabilità);
  • senso di fatica e sensazione di non essere in grado di svolgere le attività quotidiane;
  • sensi di colpa, autosvalutazione e sensazione di essere un fallito;
  • pensieri di morte o idee suicidarie;
  • difficoltà a prestare attenzione, a concentrarsi e a prendere decisioni;
  • alterazioni del sonno: sonnolenza, insonnia o ipersonnia;
  • riduzione o aumento dell’appetito e significativo aumento o perdita di peso;
  • riduzione del desiderio sessuale.

È raro che una persona depressa abbia contemporaneamente tutti i sintomi riportati nell’elenco, ma se soffre quotidianamente dei primi due sintomi e di almeno altri tre è molto probabile che abbia un disturbo depressivo maggiore. L’andamento della depressione può avere diverse forme. In alcuni casi i sintomi possono presentarsi in maniera acuta e improvvisa; in altri invece si assiste ad una manifestazione più subdola dove i sintomi sono costanti ma di minore intensità; in altri ancora l’andamento può essere graduale e con un’alternanza tra periodi di relativo miglioramento e periodi di riacutizzazione dei sintomi. Si tratta di uno dei disturbi psicologici più diffusi nella popolazione e può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal livello culturale e dallo status socioeconomico.

Come si manifesta

L’umore è il tono emotivo di base che influenza in maniera significativa la percezione di sé, degli altri e dell’ambiente in generale. Soffrire di depressione significa avere una alterazione di questa tonalità di base: percepiamo noi stessi, le relazioni con gli altri e con il mondo intorno a noi come negative, difficili da affrontare, faticose e inutili, sentendoci incompresi e criticati.

Specificamente, la depressione si manifesta attraverso numerosi segni e sintomi di tipo fisico, emotivo, comportamentale e cognitivo.

I sintomi fisici più comuni sono la perdita di energia, il senso di fatica, la perdita o l’aumento di peso, le alterazioni del sonno (insonnia o ipersonnia), il calo del desiderio sessuale, dolori fisici o disturbi somatici (es. mal di testa, mal di schiena, disturbi gastrointestinali, dolore toracico).

Le emozioni tipiche sperimentate da chi è depresso sono la tristezza, l’angoscia, la disperazione, il senso di colpa, il senso di vuoto e la mancanza di sentimenti verso gli altri, la mancanza di speranza nel futuro, la perdita di interesse e/o piacere per qualsiasi attività, la perdita di entusiasmo e/o gratificazione, la sensazione di impotenza, l’irritabilità e l’ansia.

I principali sintomi comportamentali sono rappresentati dal rallentamento e/o agitazione psicomotoria, dalla riduzione delle attività quotidiane (es. cura di sé e dell’igiene personale, lavoro, faccende domestiche ecc.), dalla difficoltà a prendere decisioni e risolvere i problemi, dall’evitamento delle persone e l’isolamento sociale, dall’adozione di comportamenti passivi (es. rinuncia ad attività piacevoli o di interesse, atteggiamenti di accondiscendenza, mancanza di iniziative spontanee), dalla riduzione dell’attività sessuale e, nei casi più gravi, dai tentativi di suicidio. Ci sono, inoltre, alcuni comportamenti tipici delle persone depresse che favoriscono lo sviluppo di circoli viziosi e che, dunque, mantengono nel tempo l’umore depresso. Questi comportamenti, riducendo la produttività lavorativa, il contatto con nuove esperienze e le attività ricreative, riducono anche la probabilità di provare emozioni piacevoli e di modificare le idee negative su se stessi, sul mondo e sul futuro. Alcune persone depresse, ad esempio, sperimentando molta fatica nell’affrontare le incombenze quotidiane (es. pagare le bollette, chiamare l’idraulico, far revisionare l’automobile), iniziano a rimandarle; in questo modo iniziano a sentirsi maggiormente incapaci e fallite. Questo evitamento mantiene la depressione in quanto non permette alla persona né di sperimentare brevi stati mentali positivi (es. un leggero senso di efficacia personale), né di verificare che, nella realtà, non è così incapace come pensa di essere.

Spesso accade anche che le persone depresse, provando apatia e disinteresse per quasi tutto, smettano di uscire, evitino il contatto con le altre persone e trascorrano molto tempo libero in attività passive come guardare la televisione e stare a letto, rimuginando sui propri problemi ed assillando amici e conoscenti riguardo ad essi. Anche tali comportamenti mantengono la depressione in quanto impediscono alla persona di vivere esperienze gratificanti. Un ulteriore esempio dei modi in cui la depressione si mantiene è dato da coloro che, non riconoscendo i propri successi e non gratificandosi per essi, perpetuano l’insoddisfazione verso di sé.

Per quanto riguarda i sintomi cognitivi, le persone che soffrono di depressione presentano un modo di pensare caratterizzato da regole o “filosofie di vita” disadattive, aspettative irrealistiche e pensieri spontanei negativi su se stessi, sul mondo e sul futuro. Queste regole sono solitamente assolute, rigide e, quindi, non adattive: la persona depressa fa riferimento a dei “doveri” che sente di dover assolvere per rispettare i propri valori (es. “Non posso sbagliare mai!”, “Se non piaccio a qualcuno, non posso essere amato!”, “Se fallisco in qualcosa vuol dire che sono un fallito!”, “Se ho un problema da parecchio tempo significa che non potrò mai risolverlo!”, “Non posso essere debole!”).

Inoltre chi soffre di depressione generalmente presenta aspettative irrealistiche: ha degli standard eccessivamente elevati sia nei confronti di se stesso che degli altri (ad esempio può credere che fare errori sia assolutamente vietato, che non si possano avere conflitti e che bisogna essere sempre di buon umore); altre persone depresse, invece, ritengono di non meritare nulla e accettano tutto quello che viene offerto loro senza ricercare qualcosa di migliore. I pensieri spontanei che passano per la mente delle persone depresse generalmente rispecchiano la visione negativa che queste persone hanno di sé, del mondo e del futuro. Tipici esempi di pensieri automatici negativi sono: “Sono un totale fallimento!” (pensiero negativo su di sé); “Mia madre mi considera un perdente!” (pensiero negativo relativo a quello che qualcun altro può pensare di noi); “Di sicuro risulterò antipatico!” (predizione negativa); “Niente va bene!” (pensiero negativo sul mondo); “Quello che ho fatto non conta, tutti sarebbero in grado di farlo!” (minimizzazione dei propri successi o delle proprie qualità).

Come riconoscerlo

A quasi tutti noi può capitare di avere una giornata particolarmente storta, in cui ci sentiamo “giù di morale”, stanchi e particolarmente tristi o più irritabili del solito. E’ probabile che tenderemo a definirci “depressi” anche se forse quello che stiamo vivendo è semplicemente un calo dell’umore: è una cosa che può capitare a tutti, ma ciò non significa che tutti abbiano bisogno di un trattamento terapeutico. Infatti non è patologico avere delle lievi fluttuazioni dell’umore: la tristezza, se non è troppo intensa, può anche essere utile alla persona. Ponendoci domande sul perché siamo tristi, ad esempio, possiamo capire se abbiamo bisogno di qualcosa e cercare di trovare delle soluzioni ai nostri problemi.

La depressione necessita di un intervento clinico quando i suoi sintomi sono molto intensi, provocano una forte sofferenza e durano da molto tempo (più di 6 mesi). Nella depressione “clinica”, inoltre, sono presenti autocritica, sensi di colpa, sentimenti di sconforto e disperazione, mancanza di speranza verso il futuro, pessimismo eccessivo e pensieri di morte. I comportamenti tipici della persona depressa sono orientati al ritiro dalle relazioni, alla mancanza di interesse e/o piacere per le attività abituali, alla rinuncia progressiva e generalizzata verso gli impegni lavorativi o le attività piacevoli. La depressione vera e propria rappresenta, quindi, qualcosa di molto più intenso e duraturo rispetto al semplice sentirsi “un po’ giù di tono”. Per capire come può stare chi soffre di depressione, bisogna immaginare di avere alle costole qualcuno che ci sussurra continuamente nell’orecchio: “non vali nulla”, “sei un fallimento”, “come può volerti bene?”, “rimarrai solo”, e così via. La maggior parte di noi ne rimarrebbe schiacciata e tenderebbe a demotivarsi in qualsiasi cosa e a fare sempre di meno. Questa crescente passività diminuisce l’energia, aumenta la stanchezza depressiva e può essere valutata come ulteriore prova della propria negatività e del futuro nero.

Per sapere se una persona è “clinicamente” depressa, inoltre, bisogna prendere in considerazione i motivi e le cause della sua depressione. Ad esempio sentirsi molto tristi e privi di energia, avere sentimenti di vuoto, sentire di aver perso ogni interesse verso il mondo esterno dopo aver perso una persona cara (es. separazione, divorzio, lutto) è una reazione naturale, coerente con l’esperienza che stiamo vivendo e, nella maggior parte dei casi, transitoria. La depressione conseguente ad una separazione o ad un lutto, quindi, non è un disturbo psicologico; va trattata clinicamente se non si risolve in maniera spontanea in un arco di tempo che può andare dai 6 ai 12 mesi

Quali sono le conseguenze

Il disturbo depressivo può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività. L’attività scolastica o lavorativa della persona può diminuire in quantità e qualità soprattutto a causa dei problemi di concentrazione e di memoria che tipicamente presentano i soggetti depressi.

La mancanza di interesse e di piacere conducono frequentemente alla riduzione delle relazioni e, a lungo termine, al ritiro sociale. Anche i rapporti affettivi intimi subiscono una riduzione della qualità e frequentemente insorgono problemi relazionali con il partner, i familiari e gli amici.

L’umore depresso condiziona anche il rapporto con se stessi e con il proprio corpo: tipicamente, infatti, chi è depresso ha difficoltà a lavarsi, curare il proprio aspetto, mangiare e dormire in modo regolare.

La conseguenza estrema del disturbo depressivo è il suicidio, che colpisce circa 15 persone su 100 tra coloro che soffrono di depressione clinica grave.

Trattamento

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) ha mostrato scientificamente una buona efficacia sia sui sintomi acuti che sulla ricorrenza. A volte è necessario associare la TCC ai farmaci antidepressivi o ai regolatori dell’umore, soprattutto nelle forme moderate o gravi. In questi casi l’associazione della Terapia Cognitivo-Comportamentale con i farmaci aumenta l’efficacia della cura. Durante il percorso terapeutico la persona viene aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi che mantengono e aggravano la malattia e a liberarsene gradualmente attraverso la riattivazione del comportamento e l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali. Inoltre, dal momento che la depressione è un disturbo ricorrente, la TCC prevede una particolare attenzione alla cura della vulnerabilità alla ricaduta.

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