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Disturbi mentali: costi sanitari e sociali

Più alti di cancro, malattie cardiache o diabete:

i disturbi mentali sono già nei Paesi ad alto reddito la principale causa di perdita di anni di vita per morte prematura e disabilità (17,4%), seguiti dal cancro (15,9%), dalle malattie cardiovascolari (14,8%), dagli infortuni (12.9%) e dalla malattie muscolo-scheletriche (9,2%).

Secondo un rapporto dell’Harvard School of Public Health e del World Economic Forum, recentemente ripreso dall’Economist in un articolo intitolato “Mental illness. The age of unreason”, tra il 2011 e il 2030 il costo delle malattie mentali in tutto il mondo sarà di oltre 16 trilioni di dollari in termini di mancata produzione (in dollari 2010), più di patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie croniche e del diabete.
I disturbi mentali, intesi sia come patologie psichiatriche quali ansia, depressione o disturbi bipolari, che neurologici, come Alzheimer e demenze, sono già nei Paesi ad alto reddito la principale causa di perdita di anni di vita per morte prematura e disabilità (17,4%), seguiti dal cancro (15,9%), dalle malattie cardiovascolari (14,8%), dagli infortuni (12.9%) e dalla malattie muscolo-scheletriche (9,2%).
Secondo i dati forniti dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel suo focus “Fare i conti con la salute mentale”, la depressione grave, il disturbo bipolare, la schizofrenia e le altre malattie mentali gravi riducono la speranza di vita in media di 20 anni rispetto alla popolazione generale, in modo analogo alle malattie croniche come le malattie cardiovascolari. Il 5% della popolazione mondiale in età lavorativa ha una severa malattia mentale e un ulteriore 15% è affetto da una forma più comune. Una persona su due, nel corso della vita, avrà esperienza di un problema di salute mentale e ciò ridurrà le prospettive di occupazione, la produttività e i salari.
I costi diretti e indiretti della malattia mentale, secondo le statistiche OCSE, possono superare il 4% del Prodotto Interno Lordo (PIL). I costi indiretti includono le spese mediche, dovute a una maggiore necessità di assistenza sanitaria, e i costi per servizi sociosanitari come l’assistenza a lungo termine. La salute mentale inoltre può far lievitare il costo dei trattamenti per altre patologie, ad esempio la terapia del diabete è più costosa quando il paziente soffre anche di depressione e le persone con una salute mentale non buona hanno maggiori probabilità di soffrire anche di cancro e di malattie cardiovascolari.
Circa la metà degli adulti con malattia mentale l’ha sviluppata prima dei 15 anni, per cui l’identificazione e il trattamento precoci possono contribuire anche a ridurre i costi. Tra le malattie mentali, a livello globale, le demenze sono la seconda causa di disabilità tra la popolazione di età superiore ai 70 anni, con una stima di 44 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo. La demenza è destinata a diventare il 50% più comune nei paesi ad alto reddito e l’80% più comune nei paesi a basso e medio reddito entro il 2030. È la principale causa di più rapida crescita delle disabilità a livello mondiale, e il costo per la società – già stimato in 645 miliardi di dollari USA – è destinato a crescere ulteriormente.
Per i sistemi sanitari e per le Agenzie regolatorie del farmaco questi dati confermano la necessità di far fronte all’impatto di queste patologie non solo sulla salute e sulla qualità della vita della popolazione, ma anche sulla sostenibilità dei costi dell’assistenza, delle terapie farmacologiche e di supporto, anche in considerazione dei livelli ancora troppo bassi di aderenza ai trattamenti che si registrano ad esempio in Italia.
Con riferimento alla depressione, diversi studi osservazionali condotti sul territorio italiano hanno dimostrato che la quota di pazienti che assumono antidepressivi in modo continuativo e appropriato è appena il 20%, mentre circa il 50% sospende il trattamento nei primi 3 mesi di terapia e oltre il 70% nei primi 6 mesi. Un dato forse sorprendente per alcuni, ma non per noi psicologi che ben conosciamo l’efficacia clinica dell’intervento psicoterapeutico ed il favore che incontra presso il paziente rispetto all’assunzione continuativa di farmaci come esclusiva risposta di cura.
“La psicoterapia non costa nulla perché si paga da sé“, questa la conclusione a cui sono giunti – non a caso – i promotori di IAPT (Improved Access to Psychological Therapies)

Fonti:
Nicola Piccinini

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