ArticoliRealtà Virtuale

Post-Razionalismo e Realtà Virtuale

Tecnologia della Cognizione Incarnata

Un approccio post razionalista alla realtà virtuale

I sistemi di Realtà Virtuale sono stati creati in funzione delle nostre modalità globali di percepire fondate sul corpo e sull’azione piuttosto che sui singoli sensi.

Vanno perciò considerati una “tecnologia della cognizione incarnata” imperniata sull’interattività e sull’impiego di capacità sensomotorie e cinestetiche, e strettamente legata alle possibilità cognitive del corpo.

Già nel 1992, Varela aveva sostenuto che scienza e tecnologia sono inscindibili nello studio della cognizione, per cui i sistemi di realtà virtuale, in quanto tecnologia della cognizione incarnata), spiegano con successo un approccio enattivo alla cognizione.

Il computer e l’intelligenza artificiale avevano spiegato l’ipotesi cognitivista razionalista. La visione enattiva e la VR, superando concezione computazionale in favore della corporeità cioè di una mente incarnata (embodied mind), spiegano aspetti cardine dell’ipotesi cognitivista post-razionalista.

Un contributo alla comprensione di come la presenza in un ambiente virtuale possa produrre conoscenza è fornito dal modello di Rizzolatti e Sinigaglia (2007). Secondo gli autori Percezione, Cognizione e Azione sono attività interconnesse tra di loro, in quanto si fondano sullo stesso codice psicomotorio. Il modello si basa sullo studio di due tipi di neuroni bimodali percettivo-motori presenti nell’area frontale sinistra della corteccia premotoria, connessi alla vista e all’udito: i neuroni canonici e i neuroni specchio.

Nella concreta prassi del vivere, la nostra struttura biologica, il modo in cui siamo costitutivamente incarnati, non ci consente di distinguere tra percezione, illusione ed allucinazione.Così, anche nell’esperienza dei mondi virtuali, il nostro modo costitutivo di percepire non ci permette di operare tale distinzione e coloriamo l’esperienza con lo stesso coinvolgimento emotivo che ci accompagna nella vita ordinaria.

Solo a posteriori, descriviamo i mondi virtuali come frutto di “illusioni percettive” e siamo comunemente portati ad affermare che non abbiamo percepito o esperito nulla dal momento che all’evidenza sensoriale non corrisponde alcuna realtà esterna oggettiva.

Maturana (1998) ha sostenuto che “la distinzione tra percezione ed illusione è fatta a posteriori svalutando una esperienza in relazione ad un’altra che è accettata come valida”.

Per approfondire:

Recovery e Realtà Virtuale – Salvatore Blanco

Tecnologie Emotive – Daniela Villani, Alessandra Grassi, Giuseppe Riva

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