Thomas Szasz: Schizofrenia Simbolo Sacro della Psichiatria
Thomas Szasz non mette in dubbio che la psichiatria possa costituire un aiuto e una mano tesa a chi soffre.
Szasz ha esercitato per anni, privatamente, il mestiere di psichiatra, cercando di aiutare i suoi clienti a superare i loro problemi personali. Ciò non gli ha impedito di esercitare una forte critica alla propria professione, di evidenziarne debolezze e contraddizioni. Anche in questo libro la critica dello psichiatra statunitense è radicale e corrosiva, partendo da quello che egli considera il nucleo centrale, il concetto base della psichiatria contemporanea: la schizofrenia e la sua diagnosi.
Con serrate, conseguenti, lucide argomentazioni Szasz dimostra come non esista un’entità oggettiva denominata schizofrenia, ma come la diagnosi sia spesso soggettiva e dipendente da variabili culturali e geografiche, un giudizio morale più che un’entità clinica.
Ricorda inoltre come gli psichiatri sovietici, che spesso etichettavano come folli i dissidenti, facessero parte a pieno diritto, godendo della unanime stima, degli organismi psichiatrici internazionali.
Schizophrenia: the sacred symbol of psychiatry è un bellissimo libro, uno dei più interessanti e stimolanti che mi sia capitato di leggere. Particolarmente suggestivi sono i passaggi in cui Szasz cerca sostegno alle proprie tesi nelle grandi pagine della letteratura moderna: Tolstoj, Cechov, Kraus, Kesey, Horwitz. La dimostrazione, eticamente ed esteticamente convincente che le sue riflessioni poggiano su basi più solide del limitato orticello specialistico.
Al di là di alcune esagerazioni condivisibili con difficoltà, questo è un libro importante, soprattutto perché ci aiuta, senza trincerarsi dietro sofismi e gerghi incomprensibili, a capire come funziona la psichiatria, quali sono i problemi epistemologici in cui si dibatte, quali i limiti e quali le possibilità.
Un saggio utile per coltivare dentro di noi quel sano scetticismo e quello spirito critico, così necessari al progresso scientifico.