Relazione Terapeutica: XIX Congresso di Psicologia e Psicopatologia Post-razionalista (Ancona, 2018)
Moveo Ergo Cogito: Sistemi Mirror e Inter-azione Terapeutica
by Salvatore Blanco
Il contesto
Nel 1990 io, Vittorio Guidano e Mario Reda abbiamo pubblicato un articolo in cui erano state esposte alcune riflessioni sulle vicissitudini teoriche personali che ci stavano portando verso il paradigma post-razionalista, attraverso il behaviorismo prima e il cognitivismo classico poi (Blanco, Guidano, Reda 1990). Testualmente abbiamo scritto: “[…] dopo qualche anno di pratica cognitiva e di relativa tranquillità, cominciammo a sentire un senso, sempre più fastidioso, di discrepanza fra la logica linearità dell’impostazione teoretica e la multiforme complessità che la pratica terapeutica finiva con l’assumere. Appariva chiaro, per esempio, che l’elicitazione, nel corso della relazione terapeutica, di emozioni coinvolgenti per intensità e qualità era di per sé in grado di produrre cambiamenti significativi, senza che fosse necessario l’intervento di tecniche codificate […]”, e ancora più avanti “[…] La relazione diventa uno strumento di esplorazione per mezzo del quale il paziente riesce a cogliere le regole che governano la rigida coerenza del proprio significato personale […]”.
Da allora il nostro interesse per la comprensione dei meccanismi taciti che operano all’interno della relazione terapeutica e, più in generale, della intersoggettività è andato nel tempo crescendo. Per studiare la struttura dei processi psicofisiologici e neurali che regolano il rapporto interpersonale e le interazioni fra terapeuta e paziente, abbiamo scelto di approfondire le osservazioni di allora nel contesto di un progetto di naturalizzazione del processo terapeutico. L’obiettivo consiste nell’esplorare i meccanismi nervosi che ci consentono di entrare in comunicazione con i nostri simili, di esprimere loro i nostri desideri, le nostre credenze, le nostre intenzioni, le nostre emozioni e, contemporaneamente, di comprendere ciò che gli altri fanno e perché lo fanno. Il fine ultimo, perciò, è quello di chiarire la connessione tra i meccanismi di funzionamento del cervello e le nostre competenze cognitive sociali, con particolare attenzione al setting psicoterapeutico.